che tale era il nome del servo che così bene le portava ambaciatte. E questo io potrei farle certo, perchè sapeva quanto infedelle lui era ed interessato : che pur per mangiare e bevere avrebe sacrificatto qualunque persona ; lui era un perfido contro tutti coloro che per sua disgrazia capitavano poveri e non poteva mangiarlo quanto voleva ; trattava questi infelici pegio di bestie. Ma quando io vedeva, lo sgridava e lo diceva a mio padre, non potendo il mio cuore vedere simili tratti verso il suo simile. Lui ero buono sollamente con chi le donava una buona mancia e bene le dava a mangiare. — Il cielo le perdoni ! Ma avrà da render conto delle sue cative opere verso suoi simili, e per l’odio che a me professava et per le coressioni che io le faceva. Per tale cativo sogetto Silvio a avutto riguardo, et per me che non meritava di essere esposta, non ha avutto il minimo riguardo.
« Ma io ben saprò ricorere, ove mi ver mi verane fatta una vera giustizia, mentre non intendo ne voglio esser, ne per bene ne malle, nominatta in publico.
« Io sono felice in bracio a un marito, che tanto mi amo, e ch’è veramente e virtuosamente coriposto, ben conoscendo il mio sentimento, non che vedendo il mio operare : e dovrò a cagione di un uomo che si è presso un punto sopra di me, onde dar forza alli suoi mal fondati scritti, essendo questi posti in falso !
« Silvio perdonerà il mio furore ; ma doveva lui bene aspetarselo quando al chiaro io era dal suo operatto.