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CHRONIQUES DE J. FROISSART.

qu’ils n’étoient. Messire Jean de Bourgogne, comte de Nevers, fut pris. Aussi furent le comte d’Eu, le comte de la Marche, le sire de Coucy, messire Henry de Bar, messire Guy de la Tré-

    principale come Constantinopoli, e una residenza degl’imperatori christiani, venghi ad esser pessundata dall’esercito Ottomano : nè si conviene alla commune amicizia nostra, che questo vostro benevolo e sincero amico resti prigione in mano d’un imperatore barbaro ; si che l’obligo dell’amicizia richiede, che raddunando l’esercito vostro, ci soccorriate e ci porgiate ajuto, con che corroborarete l’antica amicizia, e benevolenza con noi. » E con questi avvisi d’amore e stimoli d’honore accompagnate eziandio le promesse di voler dargli una grossa somma di dinari, e di pagare tutte le spese della guerra, e di darne di più le paghe alle soldalesche, persuase al rè d’Hungaria di prendere l’armi e invadere li paesi fedeli. Mentre dunque in queste parti procurava il rè fedele co’l suo esercito la mattina e la sera d’oppugnare la città di Costantinopoïi, e di già l’aveva ridotta à cativi termini, gli fù portata nuova, che il rè d’Hungaria, ripassato il Danubio con un innumerabil esercito, tendeva dirretamente verso Soffia : però si risolse d’andare à rimediare à quel inconvenienti e danni. Onde abbrugiate le machine dell’assedio, sene volò, come una tempestà e un folgore, à quella volta per diffendere li paesi fedeli dall’hostilità dell’esercito Hongaro : e giunse appresso la città d’Allagia-Hisar. Quel maligno rè haveva nascosta una parle del suo esercito per circondare e prendere in mezzo l’esercito fedele : ma il rè fedele essendo stato protetto e difeso da Dio, come se fosse stato illuminato ed avvertito dello stratagema di quel infedele, subilo divise il suo esercito in due parti, e ne mandò una per incontrare gl’infedeli, e l’altra, che accompagnava la sua real persona, pose in aguati. Mentre dunque quei primi guerrieri corobattevano con gl’infedeli, il rè sortito fuori degl’aguati con l’esercito, cosi fieramente assali quei disgraziati che gli sbaragliò e dissipò. Onde i guerrieri fedeli, doppo haver fatto una grandissima strage e mortalità de’nemici con le frezze e scimitarre loro, corsero dietro à quelli che fuggivano, e gli fecero prigioni : e fù cosi gran numero d’essi, che il figliuolo di Timurtas (il quai si trovò presente in quella pugna) disse ad Umur-beg (che racconta questo fatto) : Solamente nella mano della nostra squadra, sono intrati in quel scontro più di due mila prigioni. Nell’historia di monssignor Idris si contiene, che l’anno 978 essendo venuti circa cento e trenta mila Hongari infedeli sotto la città di Nicopoli, fù spedito Umur-beg innanzi per riconoscerli e prenderne lingua : ma havendo egli trovato l’esercito nemico innumerabile, e precluso l’adito a lui ; però non potè prender la lingua, ni baver l’informazione alcuna dello stato della città. Il che havendo inteso quel corragioso imperatore, n’hebbe grandissimo disgusto e dolore. Onde di notte, mentre l’esercito stava in quiete e riposo, senza dir cosa alcuna a’suoi ministri, montò a un velocissimo destriero, e sene volò, come un folgore, in quell’oscura notte verso la città. Ed essendovi arrivato sotto, sali con la favorevol fortuna, com’una nuvola estiva, soprà d’una collina, e con la voce tonante, chiamò Dogan-beg comandante di Nicopoli, gridando e dicendo : O ! Dogan ! Onde Dogan-beg, com’un Astore, trovatosi con la sua vigilante fortunata, presente sul muro della città, e conosciula, con sua grande allegrezza e giubilo di cuore, la voce di chi lo chiamava, si fece sentire ; onde il rè l’interrogò benignamente dello stato della città, de’cittadini, delle vittovaglie e munizioni. Egli augurando al rè lunga vita e felicità, rispose : « Con li felici auspicij regij le porie e le muraglie della città sono forti e ben munite : i defensori stanno, come la fortuna regia, di giorno e di notte vigilanti : ed habbiamo sufficienti bastimenti e munizioni. » Il rè inteso questo, ritirossi in dictro, e subito ritornò con somma velocità. Alcuni soldati dell’esercito infedele, havendo sentito la voce interrogante e rispondente, riferirono ciò al rè ; il quale subito comandò, che indagassero con ogni prestezza e diligezza chi ne fosse sato : ma perchè le tenebre della notte, e l’oscurità della negra fortuna degl’infedeli haveva fatto di cortina al rè fedele, però ess non poterono arrivare nè alla polvere del destriero regio, non che al istesso rè. La mattina seguente, all’alba, i il rè montando à un cavallo somigliante ad un elefante, e precedendo quel esercito somigliante alle stelle, sen’inviò verso in luogho dove il rè d’Hungaria si trovava accampato co’l suo esercito. Essendovi dunque, concorse insieme l’onde di quei due mari, diventò quella campagua simile à quella del guidicio universale. E sormontandovi il diluvio di mali sopra la testa de’nemici, si riempirono gl’occhi degl’infedeli con la polvere del campo della battaglia, e li petti hostili de’nemici della santa fede si riempirono di gemiti e sospiri dalla infocata scimittara Ottomana. Ma mentre si combatteva fieramente, un infedele brutto, com’un diavolo, per divino destino, percosse il rè con una mazza di ferro di sei ale, e con quel fiero colpo lese il suo delicato corpo, e lo gettò dalla sella d’oro alla faccia della terra. Ma gl’angioli furono quelli che con lo scudo della protezione lo difesero da’colpi di quella mazza diseale leed lddio grande è stato quello che con singolar grazia e favore lo liberò da quel male. Anzi s’hà per tradizione che vi comparessero alcuni spirili di luce in forma humana per soccorrere l’esercito fedele, et si trovarono presenti alla caduta del rè per liberario da’danni de nemici, si che bisogna cosi vivere che sdrucciolandosi il piede, gl’angeli li sostenghino con le loro mani. E cosa certa appresso di quelli che nanno lucido entendimento che lddio hà voluto in questa guisa castigare quel principe per li suoi pecçati, accio per 1’avvenire osservasse meglio li suoi sautissimi comandamenti ; e perche aveva confermato le sue grazie mottiplicato li suoi favori sopra quel monarca, però ancora questa volta ritrovò iscampo al suo male : ed havendo di nuovo, con buona diligenza de’suoi servitori, rimontato à un generossissimo cavallo, si presentò in battaglia, la quale inasprita e incrudelita maggiormente di prima, gl’infedeli abietti si ritrovarono in cosi mali termini, che gli rincrebbe la vita. Onde con l’ajuto e favor di Dio protettore de’suoi servi, quell’ostinata e perfida gente si disperse e dissipò affato, e fuggendosene à briglia sciolta, si precipitò nel Danubio ; di modo, che una parte s’annegò nell’acqua e un altra parte nel sangue. E fù cosi grande l’uccisione degl’infedeli abietti, che non si potè caminare per quella campagna, nè ritrovarsi la via, per la gran quantità de cadaveri che vi giacevano per terra. Però con l’ajuto e favor di-