Nuovo vocabolario siciliano-italiano/PE

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[p. 712 modifica] Peccabbili. add. Capace di peccare: peccabile. Sup. peccabbilissimu: peccabilissimo.

Peccalli. V. percalli.

Peccaminusu. add. Che ha in sè peccato: peccaminoso.

Peccanti. add. Che pecca: peccante. || T. med. Aggiunto alla cause supposta onde è stata originata la malattia: peccante.

Peccari. V. piccari e derivati.

Peccatu. V. piccatu e derivati.

Peccu. s. m. Vizio, mancamento, difetto: pecca, menda. || nun ci putiri mettiri peccu: non aver da apporre. || mettiri o truvari peccu: trovar difetto, trovar da ridire su una cosa, censurare: dar il sentecchio, trovar brùscolo, apporre a una cosa, trovare da appellarla in una cosa.

Peculieddu, Peculiettu, dim. di peculiu.

Pecùliu. s. m. Dai legali si dice ciò che il figliuol di famiglia ha raccolto o tien in proprio, di volontà del padre: pecùlio. || Pecunia tenuta in serbo, grùzzolo: peculio. || aviri un peculiu, avere con industria raunato alquanto di pecunia: aver fatto un po’ di peculio.

Pecùnia, s. f. Metallo coniato in moneta, denaro: pecunia.

Pecuniàriu. add. Di pecunia: pecuniario.

Pecuniola. s. f. T. leg. Quel denaro che la legge dà in ajuto ai poveri litiganti.

Pècura. s. f. T. zool. Animale ruminate noto: pècora. || fig. Mansueto: pecora. || Il Cristiano, in quanto è soggetto a un prete di qualunque rito ecc. che si dice pastore: pecora. || Cornuto: becco. || Prov. cu’ pecura si fa lu lupu si la mancia, chi è debole si lascia sopraffare: chi pecora si fa il lupo se la mangia. || raccumannari la pecura a lu lupu, fidar una cosa a chi n’è avidissimo: dar le pecore in guardia al lupo. || cu’ havi pecuri havi lana, ogni bene non è scompagnato da qualche male: chi ha capra ha corna, o chi ha pecore ha lana. Che si dice pure unni cc’è pecura cc’è lana: dove ci son pecore vi è lana. || essiri comu tanti pecuri senza campana, senza guida. || la pecura pri fari mme persi lu vuccuni, alle volte per ciarlare si commettono errori: la pecora per far be perdette il boccone. || la pecura, dui, tri li paga, unu no, bisogna [p. 713 modifica] cambiarla di pascolo, uno non la fa rendere, due, tre sì. || cu’ nun arricogghi li pecuri a st’ura, nun arricogghi nè pecuri nè lana, chi non fa le cose secondo il tempo perde del tutto. || cchiù chi jamu, cchiù pecuri grossi minamu, più che si cammina, più pecore grosse restano. || pecura salata, pecura sanata: pecora salata è guarita. || lavuri a munneddu, pecuri a tuccareddu, pochi animali, ma ben nutriti (Minà Palumbo). || amara dda pecura chi havi a dari la lana, infelice quella pecora che deve dar la lana, poichè sarà uccisa, si usa fig. || deci pecuri vannu una vacca, dieci pecore equivalgono al valor d’una vacca, ha senso figurato.

Pècuru. s. m. Il maschio della pecora: pècoro. || essiricci robba pri lu pecuru, fig. rimaner molto tuttavia da fare, mentre non si supponeva così.

Pedanti. V. pidanti.

Pèdanu. s. m. Quella particella dell’ordito che rimane senza esser tessuta: pènero, penerata. || Per tovaglia (a S. Giuliano).

Peddi. s. f. Membrana che cuopre ed avviluppa esteriormente il corpo animale: pelle. || Quella delle bestie, conciata per varî usi: pelle. || Per sim. la scorza de’ frutti: pelle. || Copertura qualunque, vesti: pelle. || peddi o peddi d’allisciari, quella striscia di cuojo dove i barbieri affilan i rasoi: cojetto. || – d’agneddu: bassetta. || peddi, fig. si dicono le vesti che ci cuoprono. || – morta: epidermide. || – di squatru. V. in squatru. || essiri cu la peddi e l’ossa, essere soverchiamente magro: essere ossa e pelle. || sarvari la peddi, salvarsi: salvar la pelle. || ’ntra coriu e peddi, leggermente sulla superficie, senza profondarsi: pelle pelle, tra pelle e pelle, buccia buccia. || appizzaricci la peddi, morire: lasciar la pelle in una impresa ecc. || aviri la peddi dura, esser forte e che resiste, ma non si direbbe di persona cara: aver la pelle dura. || arristari cu la peddi e l’ossa, rimaner magro: rimanere un sacco di ossa. E fig. rimaner povero. || stari bonu ’m peddi, esser grasso e sano. || cripari ’m peddi, esser di soverchio adirato: rodersi l’anima. || essiri ’nta la peddi di unu, cioè nella condizione di quello: esser nei piedi di alcuno. || fari peddi, ammazzare. || iri a la peddi, voler uccidere, farla finita: andar alla vita. || vulirinni la peddi di unu, pretender troppo, e anche volergli male: volerne la pelle di alcuno. || Prov. ognunu si guarda la so peddi: ognun dal canto suo cura si prenda. || supra la peddi d’autru si fannu currii longhi, ognuno è generoso della vita o della roba altrui: del cuojo d’altri si fanno le corregge larghe.

Pedestri. add. Che va a piedi: pedestre. || Per opposizione di equestre, detto di statua: pedestre. || fig. Basso, umile, abjetto, dimesso: pedestre.

Pedi. s. m. Parte nota del corpo, all’estremità della gamba: piede. || Misura dei versi: piede. || Sostegno ed anche la parte inferiore di checchessia: piede. || Per pianta in generale: piede. || Fusto di albero: piede. || Acqua passata per le vinacce: vinello. || Il lato inferiore della vela: piede, fondo. || Il capo di sotto di trave o legno: piede. || fari pedi, inclinar alquanto un oggetto, fermandolo bene, che non tracolli. || sbattiri li pedi. fig., dar in grande escandescenza di ira: batter i piedi. || pedi cotti, si dice di chi ha male ai piedi, da non poter quasi camminare. || –di pilu, si dice di certi contadini, i quali invece di scarpe portano pelle di bue avvolta, e per sim. vale, goffo. || – di l’anìmulu, ferro sottile ficcato da una banda in un toppo di legno, o in una pietra onde stia ritto e fermo: fuso. || – di gaddina, T. mar. Nodo che si fa ad un paranchinetto, che si suole adoperare per ajuto di altro paranchino quando si cazza: piede di gallina. E anco un’erba. V. fumaria. || – di gaddu, T. mar. Banderuola divisa alla sua estremità: piede di gallo. È anco una pianta: piè di gallo. Geranium molle L. || – di puddu, T. mar. Nome che si dà a certi nodi che si fanno a un cavo, alle bozze e ad altre funi: piede di pollo. || – di porcu, palo di ferro che da una estremità è bifido e si ripiega a zampa, e, introdotto fra i grossi legnami orizzontalmente accatastati, serve a rimuoverli o a strapparne i chiodi: piede di porco (Pitrè). || – di la lampa, come quella delle chiese: braccio. || – di falcu, i piedi del cavallo che hanno i polsi bianchi e il cavallo che ha tali piedi, diconsi: balzano. || – di pecura, si dice a chi non è nato in marina, ma in montagna: montanino. || – di crapa, erba: podagraria. || – di lu libbru, la parte estrema ed inferiore del libro: testata inferiore (Car. Voc. Met.). || – di lagusta. V. rapuncula. || – di corvu. V. ranunculu. || – d’asinu, specie di ostrica. Pianta di stelo diritto, peloso, striata leggermente; fiori bianchi a spighe: piede d’asino. Erisimum alliaria L. || – di liuni. V. archimilla. || – di lebbru, pianta che è una spezie di trifoglio: piede di lepre. || – di lu torchiu, quelli del rilegatore di libri: cosciali dello strettojo. || – di nigghiu. V. daucu. E V. mirridi. || – d’oceddu, erbetta di cui il seme è simile alla coda dello scorpione: scorpioide. || – di la matrici, i fonditori di caratteri chiamano così quella parte della matrice, che nella forma posa sopra il battitojo: piede della matrice (Car. Voc. Met.). || – di lu lettu, la parte del letto opposta alla parte dov’è il guanciale: il da piede. || – di vacili, quell’arnese a tre piedi su cui si tiene la catinella: regicatinella, lavamano. || – di la seggia: le gambe o piedi della sèggiola. || – di palummu, pianta che ha gli steli spesso distesi, alquanto grossi, ramosi; fiori celesti: piede di colombo o colombino. || – di lu tilaru. V. in culonna. || – di la tavula: gambe. || a pedi, coi proprî piedi, senza che altri porti: a piede. || a pedi chianu, delle case che sono in piana terra: terragno. || – di vancu, o a tri pedi, si dice di discorso senza logica: discorrere colla spina (Nerucci). || a pedi ’nterra o scausi, senza calzare: a piè scalzo o ignudo, in pedule. || a lu pedi, vicino d’accosto. || aviri pedi un discursu, una opinioni ecc., esser conveniente, aver base: aver fondamento. || iri o caminari cu li so pedi una cosa, andar da per sè e come deve andare: camminar o andar coi suoi piedi checchessia, [p. 714 modifica] andar a vanga (Nerucci). E detto di persona: andar co’ suoi piedi, cioè senza essere portato da altro. || veniri ’na cosa ’nta li pedi, abbattersi in checchessia: cader tra’ piedi. || cu li pedi all’aria, sottosopra: capopiè. || essiri ’m pedi, alzato: ritto. Ritrovarsi nel suo essere, intero o non distrutto: essere o star in piedi. Sussistere, non esser guastato, demolito: esser in piede. E lassari ’m pedi: lasciar sù. || a l’impedi: su, ritto: in piedi. || pigghiari pedi, pigliar forza, invigorire: pigliare o prender piede. || appizzari li pedi, ostinarsi: mettere le spalle al muro. || tirari li pedi, far un male, presa la figura del boja che tira i piedi al giustiziato. || essiri o iri pedi pedi o pri li pedi, esser sempre presente, vicino, e anche abbondare, riboccare. || iri pedi cu pedi cu unu, camminar insieme o molto da presso senza lasciarlo: star alle calcagna. || a quattru pedi, a guisa de’ quadrupedi: carpone. E anche umiliato. || mettiri pedi ’n terra. V. terra. || ajutarisi cu li pedi e cu li manu, far ogni suo potere: mettersi co’ piedi e colle mani (Giusti). || mettiri cu du’ pedi ’nta ’na stivala, tener a segno: mettere in un calcetto. || un pedi a moddu, e l’autru a l’acqua, cioè camminar nella pioggia o in luogo guazzoso. || aviricci un pedi e menzu, esser vicino, esser in procinto: esser lì per... || teni pedi, modo d’imporre a taluno che si fermi. Tener piede vale anco in ital. trattenersi. || santi pedi ajutatimi, si dice da chi fugge: gambe mie non è vergogna il fuggir quando bisogna. || stari ’m pedi, fig.; reggersi, stare nel suo essere: stare in piedi, reggersi ritto. Onde uno spossato da fatiga o da malattia, o sopraffatto da sonno, da vino ecc., dice: non mi reggo ritto. || a pedi ’ncutti: a piè giunti, a piè pari. || ristari cu li pedi di fora, fig., restar deluso: rimaner gabbato. || mettiri un affari ’m pedi, proporlo o cominciar a trattarlo: mettere sul tappeto. || a du pedi comu l’oca, risposta rustica o dispettosa che dà chi si corrucci di esser domandato come stia. || nesciri li pedi a li picciriddi, non avvolger più i bambini in fascia, mal calzarli. || dari di pedi, inseguire: rincorrere. || un pedi avanti all’autru, passo passo: piede innanzi piede. || fari ’na cosa cu li pedi, peggio che so può: farla co’ piedi, o colle gòmita. || isari li pedi, far presto: avacciare, allestire o studiar il passo. || passari l’acqua pri li pedi, esser agiato: asino bianco gli va al mulino. || pedi piduzzi, posto avv., vale a piedi: scarpa scarpa. || a pedi a pedi, con più efficacia del solo a pedi: a piedi a piedi. || teniri lu pedi ’ntra du staffi, star preparato a due o più partiti: tener il piede in due staffe. || Prov. pedi di ciocca nun scaccia puddicini, chi sa l’arte o vi ha affezione, non isbaglia facilmente. || pigghiari cu li manu e rendiri cu li pedi, essere ingrato, ovvero pagare fuggendo. || li pedi chi troppu andaru, mala nova purtaru, per chi va troppo girovagando. || è megghiu pedi in voscu, ca pedi in fossu, meglio libero e perseguitato, che preso e giustiziato: è meglio esser uccello di bosco, che uccel di gabbia. || cu’ va a pedi ’ntra aprili e maju, va a cavaddu tuttu l’annu, mostra la necessità di mandar al pascolo le bestie in essi mesi. || nuddu cadi cu li peri d’autru, bensì co’ proprî. || nun ti lassari cu li pedi, si nun t’afferri cu li manu, non lasciar il certo se non hai altro più certo. || quannu lu peri camina lu cori sciala, quando le cose procedono colla propria dirittura, ovvero viaggiando ci si diverte. || pedi unu, pedi dui ecc., gioco che fanno i ragazzi mettendo tutti pari i piedi e contandoli: pisa pisella (in Firenze). || cu’ havi gambi e pedi, nun ha bisognu di stafferi, chi può far da sè, non ha bisogno di altrui.

Pedilùviu. s. m. Bagno de’ piedi in aqua più o meno calda: piedilùvio.

Pedistallu. s. m. Ciò che sostiene colonna, statua o checchessia: piedistallo.

Pedistari. (A posto avv. Vale fermo: a piè fermo. Composto da piede e stare.

Peggiorari. V. piggiurari e derivati.

Pèggiu. Nome comparativo, che vale più cattivo: peggio. E talora s’usa come sost. coll’art. p. e. la peggio carne, nella peggio stagione ecc. || di mali ’m peggiu, modo avv., esprime aumento di rea qualità o condizione: di male in peggio. || aviri la o lu peggiu, rimaner al di sotto, andar in isconfitta: aver il peggio. || fari un diavulu e peggiu: dar nelle furie. || iri a lu peggiu, essere in peggior grado: star in peggio. || a lu peggiu, nel peggior modo: alla peggio. || a lu peggiu peggiu, al peggio che possa succedere: al peggio dei peggi. || peggiu pi mia, pi tia ecc.: peggio per me, per te ecc. || peggiu chi peggiu, o peggiu di peggiu, assai peggio: peggio che peggio. || Prov. a lu peggiu nun cc’è fini, è chiaro.

Pèggiu. avv. Peggio.

Peggiuri. V. piggiuri.

Pegna. s. f. Unione di persone, non però volte a bene: criocca, combriccola. || fari pegna, ammutinarsi.

Peirin. Così a Nicosia per parrinu V.

Pèju. V. peggiu (A. V. ital. pejo).

Pèlagu. s. m. Mare, alto mare: pèlago (Fullone).

Pellegrinari. v. intr. Andare per gli altrui paesi: pellegrinare.

Pellegrinu. V. pilligrinu.

Pellicanu. s. m. T. zool. Uccello grosso quato un’oca, è di due specie; l’una vive di pesci, l’altra ne’ boschi di lucertole, per un’apertura nella parte inferiore del collo, cava dallo stomaco i cibi quasi digeriti e ne alimenta i suoi nati: pellicano. || Strumento da cavare denti: pellicano.

Peluria. V. piluria.

Pena. s. f. Punizione: pena. || Afflizione: pena. || Fatica: pena. || Multa: pena. || Dolore o male: pena. || a pena, sutta pena: alla pena, sotto pena. || a pena, lo stesso che appena: a pena. E si dice anche a gran pena, a mala pena: a gran pena, a mala pena. || stari ’m pena, in disagio: disagiatamente; o aver afflizione: star in passione. || essiri ’m pena, esser conosciuto mancatore, colpevole, e dover soggiacere all’ammenda. || darisi la pena di fari, darsene il fastidio: darsi pena, prendersi la pena di... || livari ad unu la pena, alleviarlo, ajutarlo. [p. 715 modifica] appena appena: a pena a pena. || valiri la pena, tornar conto: valer la pena. || Prov. Diu a cu’ voli beni manna cruci e peni, se così è, meglio non esser voluto bene. || cu’ si pigghia pena prestu mori o campa pocu: chi se ne piglia muore. || benchì la pena è zoppa, puru arriva, la pena può tardare, ma viene: la pena è zoppa, ma pure arriva. || la pena di lu munzignaru è, chi dici la virità e nun è cridutu, quando uno si è stabilita la fama di bugiardo, non è creduto più quando dice il vero.

Penali, add. di o da pena: penale. || s. Multa che paga chi indugia a pagar le tasse ecc.: penale.

Penalità. s. f. Pena e l’effetto dalla pena stessa: penalità.

Penari. v. intr. Patir pena: penare. || Affaticarsi: penare. || Impiegare, detto di tempo: penare. || att. Tormentare, dar pena: penare. || rifl. Darsi pena: penare. P. pres. penanti: penante. P. pass. penatu: penato.

Pendenti. add. Che pende: pendente, || Non deciso, non risoluto: pendente. || T. gram. Tempo preterito imperfetto del verbo: pendente.

Pendenza. s. f. Il pendere: pendenza. || fig. Inclinazione: pendenza. || Indecisione, stato di una lite, di una questione, o simile che non sia ancor decisa: pendenza.

Pendi. V. pinna.

Pendiri. V. penniri.

Pèndulu. V. pènnulu.

Penetrabbili. add. Atto a penetrare o ad esser penetrato: penetrabile.

Penetrabbilità. s. f. Stato e qualità di una cosa penetrabile: penetrabilità.

Penetrari. v. intr. passar addentro alle parti interiori: penetrare. || fig. Arrivare a conoscere, comprendere: penetrare. P. pres. penetranti: penetrante. P. pass. penetratu: penetrato.

Penetrativu. add. Che penetra, che ha virtù di penetrare: penetrativo. || Detto d’uomo di acuto ingegno: penetrativo.

Penetrazzioni. s. f. Il penetrare: penetrazione. || Sottigliezza d’ingegno: penetrazione.

Penìsula. s. f. Terra circondata da tre parti dal mare, e da una parie attaccata alla terra, com’e la nostra Italia: penìsola.

Penitenti. add. Che si pente, e si dice propriamente, di chi ha contrizione de’ suoi peccati: penitente. || Si dice anche colui che fa vita divota: penitente. || penitenti di un parrinu, quegli che da lui si confessa: penitente di alcuno sacerdote.

Penitenza, Penitenzia. s. f. Soddisfacimento penale pei falli commessi: penitenza, penitenzia. || Uno dei sagramenti, cioè la confessione: penitenza. || Contrizione: penitenza. || Pentimento: penitenza. || Parlandosi di giuochi da veglia, ciò che s’impone a chi ha messo qualche pegno: penitenza. Onde fari la penitenza: far la penitenza. || Pena, gastigo: penitenza. || dari pri penitenza, imporre per penitenza alcuna cosa dopo la confessione: dar penitenza. || chianciri la penitenza, subir la pena, pagarne il fio. || fari penitenza, per cerimonia si dice quando s’invita uno a pranzo, p. e. venite oggi a far penitenza da me? || nun ti cci mannu a Roma pi penitenza, modo prov. che dicesi quando si minaccia altrui perchè si emendi: non andar dal prete per penitenza. || Prov. cu’ ha fattu lu piccatu (o lu dannu) nni fazza (o facissi) la penitenza: chi ha fatto il male faccia la penitenza.

Penitinziali. add. Di penitenza: penitenziale.

Penitinziari. v. a. Impor penitenza: penitenziare.

Penitinziaria. s. f. Ufizio e residenza del penitenziere di Roma: penitenziaria.

Penitinziedda. dim. di penitenza: penitenziuccia.

Penitinzieri. add. Confessore che ha autorità di assolvere casi riservati: penitenziere.

Pennenti. V. pendenti.

Pènniri. v. intr. Esser un corpo più o meno inclinato o librato a sè stesso verticalmente, anco senza muoversi: pendere. || Del corpo non inclinato, ma pendente all’in giù e con qualche movimento: penzolare. E se con maggior movimento: ciondolare. || Essere pendente fino a terra, come di cosa che staccatasi dal suo posto penda giù per terra: trascicare (intr.). || – versu ’na cosa, esser volto, inchinare, avvicinarsi a quella: pendere in verso alcuna cosa. || penniri, si dice anche di lite o questione non ancora decisa: pendere. || Prov. quantu cchiù penni, tantu cchiù renni, dicesi dell’uliva: quanto più ciondola più unge.

Pènnula. s. f. Più grappoli d’uva uniti insieme, e pendenti da qualche luogo; dicesi anche di altri frutti: pènzolo. || fari li pennuli, appender l’uva onde conservarla per l’inverno. || essiri cosa di farinni pennula, e detto di detestazione, qualora due persone sono compagne nelle tristizie: son d’un pelo ed una buccia. || Per pesta, come esclamazione.

Pènnulu. s. m. Peso pendente da filo a qualunque uso: pèndolo. || fari pennulu. V. pinnuliari. || Orologio a pèndolo o a dòndolo.

Pensari. V. pinzari.

Pènsili. add. Che pende, che sta sospeso: pènsile.

Pentadattilu. (Macaluso) V. ricinu.

Pentafillu. s. m. T. bot. Pianta medicinale, di cui i fusti strisciano sul suolo. Potentilla reptans L. || – ad arvuliddu, quella a fusti innalzantisi. Potentilla erecta L.

Pentecosti. s. f. La festa dello Spirito Santo, che è cinquanta giorni dopo la Pasqua: pentecoste.

Pèntiri. V. pintirisi: pèntere. || ti fazzu pèntiri, si dice per minaccia.

Pènula. V. tabbarru.

Penùltimu. add. Innanzi all’ultimo: penùltimo.

Penumbra. s. f. Parte dell’ombra illuminata da una parte: penombra (Mort.).

Penuria. s. f. Scarsità, mancanza di cosa bisognevole: penùria. || fari la penuria, affacchinarsi e sudare onde ottenere checchessia, e spesso invano: acciaccinarsi.

Penuriari. v. a. Aver penuria: penuriare.

Penzionanti. s. m. Colui che sta a dozzina (penzioni V.): dozzinante.

Penzionari. v. a. Dar pensione: pensionare (Ugolini).

Penzionariu, Penzionatu. add. Colui che gode pensione: pensionario, pensionato. [p. 716 modifica]

Penzioni. s. f. Assegnamento annuo per servizî prestati: pensione. Quel tanto che si paga per abitare, mangiare, in casa altrui: dozzina. In questo senso, pensione, sarebbe francesismo. || stari, dari, teniri a penzioni: stare, dare, tener a dozzina.

Penzionista. V. penzionariu. || Per penzionanti V.

Penziunedda. V. pinziunedda.

Pepè. V. loccu. || Voce da bambini per scarpa.

Peppi-nnappa. V. scoquenchiaru.

Per. prepos. per. V. pri.

Pèranu. V. pèdanu.

Percalli. V. matapollu.

Percepimentu. V. percezzioni.

Percepiri. v. a. Apprendere, capire: percepire. || Ricevere: riscuòtere, esigere, (percepire in questo senso è biasimato da Ugolini). P. pass. perceputu: percepito, percetto o perceputo.

Percettibbili. add. Che si può percepire: percettibile.

Percettivu. add. Che comprende o che si può ravvisare: percettivo.

Percetturi. s. m. Ricevitore, esattore: riscotitore, esattore, percettore.

Percetturìa. s. f. Officio del percettore: percettorìa.

Percezzioni. s. f. Il percepire: percezione. || Ricevimento, percezione di danaro o altro: riscossione, percezione.

Pèrchia. s. f. T. zool. Pesce che ha la testa inclinata, ed i coperchi branchiali squamosi e addentellati: persico. Ve ne sono di più specie.

Pèrcia. s. f. Quella parte dell’aratro che serve per timone: bure. || Arnese di legno ove appiccansi i cappelli o gli abiti: cappellinajo, attaccapanni. || T. torn. Lunga mazza elastica, fermata da un capo al soffitto, e dall’altro capo pende la corda: pèrtica (Car. Voc. Met.). (Dal Fr. perche che significa pertica, bastone ). || V. spercia.

Perciagaja. V. sperciagaja.

Perciapagghiaru. V. sperciapagghiaru.

Perciò, prep. Per questo, per la qual cosa: perciò.

Percioni. Paragoge di perciò V.

Percossa. s. f. Battitura: percossa.

Percòtiri. v. a. Battere, dar colpi: percuòtere. P. pass. percossu: percosso.

Perculari. V. sculari. || V. stillari.

Percussioni. s. f. Percossa: percussione.

Perdicana. V. pirnicana (Pasq.).

Perdijurnata. s. m. e f. Ozioso, scioperato: perdigiornata, perdigiorno.

Perdimentu. s. m. (Scob.) Il perdere: perdimento.

Pèrdiri. v. a. Restar privo d’una cosa già posseduta: pèrdere. || Contrario di vincere: perdere. || Contrario di guadagnare: perdere. || Consumar invano, gettar via: perdere. || Smarrire. || Posto ass. si dice delle cose che mutano la loro qualità o perdon il loro vigore: perdere. || Disperdere, mandar in rovina: perdere. || Perdere al paragone: perdere. || Scemare di dignità, avvilirsi: perdere. || rifl. Perdersi. || Cader d’animo, smarrirsi: perdersi. || Che si dice pure pirdirisi d’animu: perdersi d’animo. || Disertarsi, morire: perdersi. || Dannarsi, andar all’inferno: perdersi. || Smarrire la strada: perdersi. || perdiri di vista, non veder più, una cosa, allontanarsi: perder di vista o d’occhio. || – la missa, non giunger a tempo di poterla ascoltare: perder la messa. || – lu senziu, li ciriveddi ecc., uscir di sè: perder la scrima. || – l’occhi, met. perdere ogni cosa: perder gli occhi. E vale pure essere grandemente applicato in checchessia: essere accanito. || nun nni perdiri pilu, rassomigliar moltissimo: non ne perder nulla. || – di condizzioni, deteriorare. E fig. perder della dignità: scemar di credito.|| nun aviri chi perdiri, per dinotare la povertà di alcuno, o la disperatezza di chi si mette a far checchessia. || perdiri tirrenu, fig. deteriorare, peggiorare sempre più: andar in male. || – ad unu lu rispettu, trattarlo con irriverenza: perdere ad alcuno il rispetto. || pirdirisi ’ntra una cosa, compiacersene più del dovere: perdersi in checchessia. E vale anche: non ci si raccapezzare. || essiri persu pri ’na persuna, esserne grandemente innamorato: essere perduto di alcuno. || Quando ad alcuno per un colpo di paralisia rimane un membro paralizzato, si dice per esempio ha perso un braccio ecc. E dicesi parimenti di altro membro per qualsiasi malattia o danno, p. e. ha perso un’occhio ecc. || pirdirirci, rimaner al disotto: perderci. Lori ha nella Mea. Avo ’na voce ch’a sberciar con meglie, I primi cantatori ci hanno perso. || Prov. perdiri lu stentu e la liscia, affaticarsi inutilmente, perdervi l’affanno e il capitale: perder il ranno ed il sapone. || perdiri li muli e circari li crapisti, di chi avendo perduto il molto, si affatica a riaver il meno. || cu’ perdi ciucca ed arricupra mantu, nun perdi tantu, chi perde una cosa e ne recupera altra equivalente, non perde poi tanto. || megghiu perdiri ca straperdiri, o megghiu parti chi tuttu, è chiaro: meglio perder il dito che la mano, o la pelle che il vitello. || assai guaragna cu’ non perdi, o cu’ nun perdi assai guadagna, il non perdere è quasi un guadagno. || cu’ perdi havi sempri lu tortu, secondo in che: chi perde ha sempre torto. || tintu cu’ sempri perdi e mai guadagna, lo credo gua’! || tintu cu’ perdi pri jiri circannu, piuttosto che poi cercare è meglio non perdere da prima. || nisciunu perdi s’autru nun guadagna, così spesso la morte di uno è la vita di un altro: non è mai mal per uno, che non sia ben per un altro.

Pèrdita. s. f. Il perdere: pèrdita. || Dicesi delle persone onde altri è stato privo per morte: perdita.

Perditempu. s. m. Tempo mal consumato: perditempo.

Perdituri –tura. verb. Chi o che perde: perditore –trice.

Perdizzioni. s. f. Danno, rovina: perdizione. || Dannazione: perdizione. || Perdimento, privazione di cosa rara: perdizione. || iri ’n perdizzioni, andar in rovina: andar in perdizione.

Perdunu. V. pirdunu e derivati.

Perdurari. v. a. Durar tuttavia: perdurare.

Perdutamenti. avv. Dissolutamente, abbandonatamente: perdutamente. [p. 717 modifica]

Perdutissimu. sup. di perdutu: perdutissimo.

Perdutizzu. V. pirdutizzu.

Perdutu. V. persu.

Perennementi. avv. Con perennità: perennemente.

Perenni. add. Che dura di molto: perenne. || avv. Perennemente: perenne.

Perennità. s. f. Qualità di ciò che è perenne: perennità.

Perentoriamenti. avv. In modo perentorio: perentoriamente.

Perentòriu. add. Di termine che si assegna ai litiganti, e vale ultimo: perentòrio. || Talora in forza di sost. e vale termine: perentorio.

Perfettamenti. avv. Ottimamente, compiutamente: perfettamente. || In tutto e per tutto: perfettamente.

Perfettibbili. add. Atto a perfezionarsi: perfettibile.

Perfettibbilità. s. f. Qualità o stato di ciò che è perfettibile: perfettibilità.

Perfettissimamenti. avv. sup. Perfettissimamente.

Perfettivu. add. Atto a perfezionare: perfettivo.

Perfettu. add. Intero, compiuto, che non abbisogna che gli s’aggiunga niente per essere qual conviensi: perfetto. || Condotto a perfezione, a compimento: perfetto. || Venuto a maturità: perfetto. || sost. Colui che persevera nella vita spirituale: perfetto. || T. gram. Un tempo passato del verbo: perfetto. Sup. perfettissimu: perfettissimo.

Perfezzionamentu. s. m. Il perfezionare: perfezionamento.

Perfezzionari. v. a. Dar perfezione: perfezionare. || rifl. a. Farsi perfetto: perfezionarsi. P. pass. perfezzionatu: perfezionato.

Perfezzionata. s. f. L’azione del perfezionare: perfezionata (V. participiu).

Perfezzionatissimu. add. sup. di perfezzionatu: perfezionatissimo.

Perfezzionaturi –tura –trici. verb. Chi o che perfeziona: perfezionatore –trice.

Perfezzioni. s. f. Qualità d’una cosa perfetta: perfezione. || Fine, compimento: perfezione. || purtari a perfezzioni, condurre a fine, a compimento: condurre, mettere a perfezione. || Prov. la vera perfezzioni è vinciri a sè stissu, poichè vincer sè è più che vincer altrui.

Perfidamenti. avv. In modo perfido: perfidamente.

Perfìdia. s. f. Infedeltà mascherata colla sembianza della fedeltà: perfìdia. || Ostinazione perversa: perfìdia.

Perfidiari. v. intr. Ostinarsi a non voler cedere alla verità: perfidiare.

Perfidissimamenti. avv. sup. Perfidissimamente.

Perfidiusamenti. avv. Con perfidia: perfidiosamente.

Perfidiusu. add. Ostinato: perfidioso.

Pèrfidu. add. Chi ha o usa perfidia: pèrfido. || E familiarmente anco cosa nojosa, cattiva: perfido. Sup. perfidissimu: perfidissimo.

Perfilari. v. a. Cucire attorno attorno i vestiti o altro un orlo: orlare. || Adornare con filetto o laccio ecc: filettare. || Ornar alcuna cosa nella parte esterna: profilare. P. pass. perfilatu: orlato. || Filettato.

Perfilu. s. m. Orli sottili che adornano certi lavori di cucito o di ricamo: orlatura. || Adorni, filetti o altro attorno a stampe o checchessia: filettatura, fregio. || Laccio che serve per orlare vestiti o che: lacciuolo.

Pèrfitu. V. perfidu.

Perfumari. V. profumari.

Perfunnu. V. profunnu.

Perfurari. v. a. Forare: perforare.

Pèrgamu. s. m. Pulpito: pèrgamo.

Pèrgiu. V. pleggiu e preggiu.

Pèrgula. V. preula.

Pergulatu. V. pirgulatu.

Peri. V. pedi.

Pericò. V. piricò.

Periculamentu. s. m. Pericolo: pericolamento.

Periculari. v. intr. Correr pericolo: pericolare. P. pres. periculanti: pericolante. P. pass. periculatu: pericolato.

Perìculu. s. m. Stato in cui vi è qualcosa di sinistro da temere, rischio: pericolo. || Danno, ingiuria: pericolo. || essiricci periculu chi succidissi ’na cosa, essere probabile: esserci pericolo che succeda qualche cosa. || essiri a periculu di..., correr pericolo di...: esser a pericolo di... || Prov. cu’ si metti ’nta lu periculu, cci cadi, corrisponde al Lat. quis amat periculum peribit in illum.

Periculusamenti. avv. Con pericolo: pericolosamente.

Periculusazzu. pegg. di periculusu.

Periculuseddu. dim. di periculusu: pericolosetto (in Firenze).

Periculusissimamenti. avv. sup. Pericolosissimamente.

Periculusu. add. Pieno di pericoli: pericoloso. || Che corre pericolo: pericoloso. || Si dice di chi per tutto teme pericoli, casoso: pericolone, spericolato. || Precipitoso nell’ira, rotto, troppo arrisicato ne’ suoi affari: rovinoso. || Che procede all’impazzata, senza badar a ciò che possa avvenire: spericolato. Sup. periculusissimu: pericolosissimo.

Periculusuni. accr. di periculusu.

Periferìa. V. circunferenza.

Perìfrasi. s. f. Giro di parole, circonlocuzione: perifrasi.

Periodazzu. pegg. di periodu: periodaccio.

Periodettu. dim. di periodu: periodetto.

Periodicamenti. avv. Con periodo: periodicamente.

Periòdicu. add. Di periodo, che ha periodo: periodico.

Periodu. s. m. Un certo numero di parole, formanti più membri e incisi, l’unione de’ quali dà un senso compiuto: perìodo. || Intervallo di tempo determinato: periodo. || T. med. Tempo compreso, fra due parosismi, fra due accessi: periodo. || T. astr. Tempo impiegato da un pianeta nel far la rivoluzione, o la durata del suo corso, sinchè ritorni al punto stesso: periodo. || Ordine, progresso: periodo. || T. mus. Unione di frasi talmente fra loro ordinate a costruire una data parte di un pezzo: periodo.

Peripezzìa. s. f. Inopinato accidente per cui, dallo stato felice all’infelice, o da questo al contrario passando, cangiano faccia le cose: peripezìa.

Periri. v. intr. Finire per infortunio, [p. 718 modifica] mancare: perire. || rifl. pass. Sbigottirsi, smarrirsi. P. pass. pirutu: perito, sbigottito.

Peritamenti. avv. Con perizia: peritamente.

Peritu. s. m. Colui che, essendo a ciò matricolato, si sceglie o dal tribunale o dalle parti per stimare alcuna cosa: perito. || add. Esperto, dotto: perito. Sup. peritissimu: peritissimo.

Perìzzia. s. f. Esperienza, sapere, pratica acquistata con l’uso, maestria: perìzia. || Stima di una cosa fatta da persona perita: perizia.

Perizziedda. dim. di perizzia.

Perizziuna. accr. di perizzia.

Perla. V. perna. || V. falbu.

Perliccari. v. a. Toccare colla lingua, passar la lingua leggermente su checchessia: lambire.

Perlustrari. v. a. T. mil. Andar con cautela spiando un luogo: perlustrare. (Ugolini biasima questa voce, Fanf. la registra).

Perlustrazzioni. s. f. Il perlustrare: perlustrazione.

Perma. s. m. T. m. Lancia turca a foggia di gondola: perma (Pitrè).

Permanenti. add. Stabile, durabile: permanente.

Permanentimenti. avv. Con permanenza: permanentemente.

Permanenza. s. f. Stabilità, perseveranza: permanenza.

Permèttiri. v. a. Dar licenza, lasciar fare: permèttere. P. pass. permisu: permesso.

Permissibbili. add. Che può permettersi: permissibile.

Permissioni. s. f. Il permettere, licenza: permissione.

Permissivu. add. Che permette: permissivo. (Mort.).

Permissu. s. m. Permissione: permesso.

Permuta. s. f. Permutamento: permuta. || Cambiamento, commutazione: permuta.

Permutabbili. add. Atto ad esser mutato: permutabile.

Permutari. v. a. Cambiar una cosa con un’altra: permutare. P. pass. permutatu: permutato.

Perna. s. f. T. st. nat. Gioja bianca, tonda, che si forma in alcune conche marine: perla. || Cosa pregiata e ottima: perla. E si usa dire anco di persona. || I denti: perle. || Perle artificiali o false: cocche. || T. tip. Spezie di caratteri: perla. || jittari o nisciricci perni di la vucca, dir cose buone. || fari perni, far il suo potere con buon esito. || nun servi dari li perni a li porci, le cose buone non si debbono dare alle persone immeritevoli.

Perniciusamenti. avv. In modo pernicioso: perniciosamente.

Perniciusu. add. Dannoso: pernicioso. || Aggiunta di febbre intermittente pericolosa: perniciosa. Sup. perniciusissimu: perniciosissimo.

Pernottari. v. intr. Passar la notte in un luogo: pernottare.

Pernu. s. m. Legno o ferro rotondo su cui si reggono le cose che si volgon in giro: perno, pernio. || met. Sostegno, fondamento: perno. || T. stamp. Spezie di carattere: perno, pirrone. || Caviglietta ad uso di fermare due pezzi di checchessia: perno. || – d’anca, la estremità dal femore. || – mastru, pernio robusto, che entra nel tondo sulla sala delle ruote d’avanti, per cui volta la carrozza: mastio. || – di toppa, quel ferruccio cilindrico che entra nel buco della chiave: ago della toppa. || stari ’m pernu, mettersi in equilibrio: star in pernio, in bilico. || mittirisi ’m pernu, mettersi in equilibrio.

Però. Congiunzione dimostrante la ragione della cosa, e vale per questa ragione: però. || In vece di perciocchè: però.

Perorari. v. intr. Far pubblica diceria in bigoncia: perorare. || Finir l’orazione compendiandola: perorare.

Perorazzioni. s. f. Conclusione e ristretto della orazione: perorazione. || Diceria, ragionamento in pubblico: aringa.

Perpendiculari. s. f. T. mat. Quella retta che, cadendo in altra retta, forma gli angoli adiacenti uguali: perpendicolare. || add. Che pende a piombo: perpendicolare. Sup. perpendicularissimu: perpendicolarissimo.

Perpendicularmenti. avv. In modo perpendicolare: perpendicolarmente.

Perpendìculu. s. m. Piombino o altro con cui i muratori aggiustan i loro lavori a piombo: perpendìcolo.

Perpetuamenti. avv. In modo perpetuo: perpetuamente.

Perpetuamentu. s. m. Il perpetuare.

Perpetuari. v. a. Far perpetuo: perpetuare. || rifl. a. Divenir perpetuo: perpetuarsi. P. pass. perpetuatu: perpetuato.

Perpetuazzioni. s. f. Il far perpetuo: perpetuazione.

Perpetuina. s. f. T. bot. Pianta di cui i fiori si conservano lungamente vivi e del colore fresco: sempre verde, immortale. Xeranthemum annuum L.

Perpetuità. s. f. Perpetualità: perpetuità.

Perpètuu. add. Che dura continuo o fin al termine della vita o di tal lavoro ecc.: perpetuo. || In forza di sost. la eucaristia che si tien in riserbo, e anco il vaso dove sta conservata. Sup. perpetuissimu: perpetuissimo.

Perpignanu. s. m. Spezie di panno lano sottile, venuto dalla città di Perpignano (in Francia): perpignano.

Perplessità. s. f. Dubbio che nasce da confusione di idee o da turbamento di affetti: perplessità.

Perplessu. add. Che ha perplessità: perplesso.

Perquisizzioni. s. f. Ricerca minuta, inquisizione: perquisizione. || Domanda, interrogazione perquisitiva: perquisizione (Mort.)

Persa. V. majurana.

Persecutari. V. perseguitari.

Persecutu. V. prusicutu.

Persecuturi –tura. verb. Chi o che perseguita: persecutore –trice.

Persecuzzioni. s. f. Il perseguitare: persecuzione. || Molestia, travaglio: vessazione.

Persecuzziunedda. dim. di persecuzzioni: persecuzioncella.

Perseguitamentu. s. m. L’atto del perseguitare: perseguitamento.

Perseguitari. v. a. Andar dietro correndo: perseguitare. || Cercar di nuocer altrui in ogni modo: perseguitare. || Far ricerca di un malfattore [p. 719 modifica] per darlo alla giustizia: perseguitare. P. pass. perseguitatu: perseguitato.

Persèpiu. V. prisepiu.

Persequitari. V. perseguitari.

Perseverabbili. add. Perseverante: perseverabile (benchè sia V. A.).

Perseveranteddu. dim. di perseveranti (D. B.).

Perseveranti. add. Che persevera: perseverante. Sup. perseverantissimu: perseverantissimo. || avv. Perseverantemente.

Perseverantimenti. avv. Con perseveranza: perseverantemente.

Perseverantissimamenti. avv. sup. Perseverantissimamente.

Perseveranza. s. f. Virtù che fa l’uomo permanente in operare: perseveranza.

Perseverari. v. a. Aver perseveranza: perseverare.

Persiana. s. f. Sorta di gelosia da finestra, a stecche e in diverse guise: persiana.

Pèrsica. s. f. Frutto del pesco: pesca, persica. || Per persicu V. || – liscia o lisciandrina. V. sbergiu.

Persicara. V. pèrsicu.

Persicària. s. f. T. bot. Pianta che fa in luoghi umidi, che ha le foglie simili a quelle del pesco: persicaria. Polygonum persicaria L.

Persicarìa, s. m. Luogo piantato a peschi.

Persicata. s. f. Conserva di pesche: persicata. || Vino in cui siano state infuse foglie di pesco.

Pèrsicu. s. m. T. bot. Albero dalle pesche: pesco. Amygdalus persica L. || Per persica V.

Persistenza. s. f. Il continuare a star fisso in una idea, in un pensiero: persistenza.

Persìstiri. v. intr. Durare costantemente od ostinatamente in un pensiero: persistere. P. pres. persistenti: persistente. P. pass. persistutu: persistito.

Personàggiu. V. pirsunaggiu e seg.

Personali. V. pirsunali.

Perspicaci. add. D’acuta vista, e fig., di svelto intelletto: perspicace. (Mort.).

Persu. add. Da perdiri: perso, perduto. || Di persona venuta sì malvagia da non poterne più sperare: perduto. || Detto di cosa, divenuta inservibile, inutile: perduto, vieto. || Rovinato, ridotto in grave periglio: perduto. || essiri persu di unu, esserne innamorato: esser perso di uno. || vidirisi persu, conoscere di aver perduto ogni speranza di salute o altro seconde le occasioni: vedersi al perso, tenersi per isfidato. || darisi pri persu: darsi per vinto. || aviri pri persu ad unu, tenerlo per morto: tenere per perduto. || persu pri persu, modo prov., al postutto: alla peggio de’ peggi, morto per morto, navigar per perduto. || vuliricci un omu persu, cioè tutto occupato in ciò esclusivamente.

Persuadibbili. add. Atto a persuadere o persuadersi: persuadibile, persuasibile.

Persuàdiri e Persuadìri. v. a. Indurre o trarre nella propria opinione, muover a fare o a seguire checchessia: persuadere; quando concerne l’intelletto più specialmente: convincere. || rifl. a. Persuadersi. P. pass. persuadutu o persuasu: persuaso.

Persuasibbili. V. persuadibbili.

Persuasioni. s. f. Il persuadere e il restar persuaso: persuasione.

Persuasissimu. Sup. di persuasu: persuasissimo.

Persuasiva. s. f. La facoltà del persuadere: persuasiva. || Preso in mala parte: tulliata.

Persuasivu. add. Atto a persuadere: persuasivo.

Persuasòriu. add. Attenente a persuasione: persuasòrio.

Persuasuri. verb. m. Chi persuade: persuasore.

Persuna. s. f. Nome generico, e vale tanto l’uomo quanto la donna: persona. || Alcuno: persona. || Corpo di animale: persona. || Corporatura: persona. || T. gram. Si dice di chi parla o di quello di cui si parla o con cui si parla: persona. || T. teol. Quelle in cui dividono la divinità: persona. || mettiri la pirsuna in una cosa, mettervi la sola fatica ed industria: metter la persona in una impresa ecc. || mettiri in persuna di unu ’na rennita ecc., costituire quel tale nel godimento di essa: mettere in persona di alcuno una rendita ecc. || in persuna o di persuna, posto avv., personalmente: in o di persona. || è la rabbia in persuna o simile, per dire che altri ha un vizio all’estremo grado: è la rabbia in persona. || stari supra la persuna, restar ritto su di sè: star in petto e in persona.

Persunaggiu. V. pirsunaggiu.

Persunificari. v. a. Attribuire ad una cosa inanimata la figura, i sentimenti e le qualità di persona vera: personificare. P. pass. persunificatu: personificato.

Pertantu. V. pirtantu.

Perterra. s. m. Luogo delizioso ad ajuole, con suoi compartimenti adorni d’erbe: parterre (benchè francesismo pure Fanf. la registra come voce d’uso). || Per terrazzu V.

Pèrtica. s. f. Bastone lungo: pertica.

Pèrticu. V. cravunchiu.

Pertinaci. add. Ostinato in cattiva opinione: pertinace. || Costante: pertinace. (Mort.)

Pertinenza. s. f. Quello che di necessità si richiede a checchessia: pertinenza.

Pertiniri. V. appartèniri.

Perturbamentu. s. m. L’atto del perturbare o perturbarsi: perturbamento.

Perturbari. v. a. Fortemente od onninamente turbare: perturbare. || rifl. a. Perturbarsi. P. pass. perturbatu: perturbato.

Perturbatissimu. add. sup. di perturbatu: perturbatissimo.

Perturbaturi –trici. verb. Chi o che perturba: perturbatore –trice.

Perturbazzioni. s. f. Il perturbare o perturbarsi: perturbazione.

Perturbazziunedda. dim. di perturbazzioni.

Perunni. avv. Per la qual cosa: laonde. || Per qual parte, per qual luogo: per dove. Composto da per e unni (onde).

Pervèniri, Pervenìri. v. intr. Arrivare, e dicesi meglio dell’ultima meta del cammino, avuto riguardo ai mezzi e agli spazî pe’ quali bisogna passare: pervenire (Tomm. D.). P. pass. pervenutu: pervenuto.

Perversamenti. avv. Con perversità: perversamente.

Perversioni. s. f. Perversità: perversione.

Perversità. s. f. Qualità di ciò che è perverso, azione perversa: perversità.

Perversu. add. Rivolto dal bene al male, per [p. 720 modifica] forza contraria a natura: perverso. || Per inquieto, indomabile. Sup. perversissimu: perversissimo.

Pervèrtiri, Pervertìri. v. a. Guastar l’ordine, metter sossopra, far divenire perverso: pervèrtere, pervertìre. Si usa anche rifl. a. P. pass. pervertutu: pervertito.

Pèsami. Parola composta: mi pesa, mi duole. E si usa nella frase dari lu pesami ad unu: far le condoglianze (Pasq.).

Pèsamu. V. pèsami (D. B.).

Pèscica. V. persica. Così in Nicosia.

Pèscuccia, Pèscuta. V. pesta; nel senso di imprecazione, mitigativa della chiara parola pesta.

Pessàriu. s. m. T. chir. Strumento che s’introduce nelle parti naturali delle donne per sostener l’utero rilassato: pessario.

Pessarizzari. v. a. Introdurre il pessario: pessarizzare (Mort.).

Pessimamenti. avv. sup. di malamenti: pessimamente.

Pessimità. s. f. Qualità di ciò che è pessimo: pessimità.

Pèssimu. add. sup. di malu: pessimo. Fanf. registra anco il sup. di pessimu: pessimissimo.

Pesta, Pesti. s. f. Pestilenzia: peste, pesta. || Fetore: peste. || Imprecazione: accidente! || chi ti vegna la pesti: ti dia la pesta. || pesta chi ti mancia vale l’istesso. E si dice anche per significare, ma in modo sgarbato, nulla, niente. || essiri ’na pesti, essere ributtante, insopportabile. Vale anco, una esorbitante quantità: le sette peste, p. e. di monaci ce n’era le sette peste. || Si usa in altri modi di dire, come in un sonetto livornese: che pesta di mestieri avem’a fa.

Pestìferu. add. Che apporta peste, contagioso: pestìfero. || Per puzzolente. || met. Dannoso, malvagio: pestifero.

Pestilenti. add. Pestifero: pestilente.

Pestilenza, Pestilenzia. V pesti.

Pestilenziali. add. Che ha qualità di pestilenza: pestilenziale. || Di morbo, che pel modo di propagarsi o pel pericolo, ha analogia colla peste: pestilenziale.

Pestilenziusu. add. Pestilenziale: pestilenzioso.

Petizzioni. s. f. Domanda, supplica: petizione. || La cosa domandata: petizione. || La carta dove è scritta: petizione.

Petra. s. f. Corpo noto: pietra, più generale di sasso; questo si riguarda o come attaccato al monte, o come informe e più manesco (A. V. ital. petra). || Quella rena petrificata che si genera ne’ reni e nella vescica: pietra, mal di pietra. || petra ficili o di scupetta, quella che battendovi su dà il fuoco: pietra focaja o da fuoco. || – di scannalu, cagione di scandalo: pietra di scandalo. Vale anche inciampo, intoppo, ostacolo. || – alberata, pietra nostrale macchiata: alberino. Sorta di calce carbonata dendritica: alberino. || – d’ammola cuteddi, la pietra su cui gli arrotini arruotano: ruota. || – d’ammulari, dove si arrotano ferri senza bisogno della macchinetta dell’arrotino: cote, pietra d’arrotare. || – aquilina, pietra tufacea, cava nella parte di dentro e contenente un nocciolo staccato, e che perciò rende suono, smossa: pietra aquilina, stile. || – di buffa, pietra indiana di colore porporino: chelonite. || – calaminari, pietra di diversi colori, si fonde col rame per dar il giallo quando si fa l’ottone: zelamina, giallamina, calaminaria. || – celesti, rame solfatico: vetriolo azzurro, vetriolo di capro. || – giudaica, le spine dei ricci marini impietriti: pietra giudaica. || – di lammicu, sostanze calcaree che pendono dalle volte di certe grotte a mo’ di sgocciolature impietrite: stalattiti. || – d’ogghiu o di sfilari, cote su cui si affilano i rasoi, i temperini ecc: pietra a olio. E fig. vale petra di sfilari, cioè colui che è il bersaglio delle beffe di tutti: il sussi. Onde essiri la petra di sfilari o d’ogghiu: esser il sussi, o esser panca da tenebre (Pauli). || petra di paraguni, pietra dura e nera che stropicciandosi sopra il metallo ne mostra la qualità: pietra di paragone. || – sardonica, sorta di gemma rossa: sardonico. || – sirpintina, pietra untuosa, con frattura terrosa o squammosa, morbida: serpentina. || – stagghia sangu, pietra preziosa di color verde chiazzata di macchie rosse: elitropia. || – di porcu, spato informe, friabile, opaco, bruno, fetente nello stropicciarlo: pietra di porco. || – di tronu, ciottoli, corpi minerali, che si credevano venuti giù co’ fulmini: geodi, pietra aquilina, belemnite. || – viva, nome di quelle pietre che poste nel fuoco scoppiano e immerse nell’acqua non tosto se ne imbevono, percosse col fucile scintillano: pietra viva. || – forti, quella che resiste più all’intemperia, al tempo ecc.: pietre forti. || – di jissu: selenite o pietra specolare. || – ’ntra lu ventri di la vacca: tofo di giovenca. || – ’nfirnali, nitrato di argento per causticare la carne morta delle piaghe: pietra infernale. || – rutta, frantumi di pietre ricavati da demolizioni o altro, e che posson servire per qualche uso tuttavia: rottami di sassi. || – di suli, enfiato nella pelle: bolla. || – d’ammaccari, sasso che tiene il calzolajo, su cui vi batte la pelle: sasso da battere. || petra prizziusa, diconsi i giojelli: pietra preziosa. || petra di l’aria, dicesi di cosa improvvisa: fulmine a ciel sereno. || essiri una cosa ’na petra di l’aria, accader inaspettatamente: piovere o cascare una cosa addosso a uno, esser un fulmine a ciel sereno. || jittari la petra e ammucciari la manu, fare il male senza mostrare di esserne l’autore: tirar la pietra e nasconder la mano. || fari petri pani. V. in pani. || essiri di la petra, fig., dimenticato, derelitto. || niscirinni petri petri, campare a stento di un pericolo o da una situazione: bucarla bella (Rigutini), cavarne alla meglio le gambe, sgabellarsela. || chianciri li petri, di cosa compassionevole moltissimo: pianger le pietre. || essiri ’na petra jittata ’nt’on puzzu, dice chi si duole essere sommamente malavventurato, pieno di malanni, e senza ajuto alcuno. || essiri o divintari ’na petra, indurire, e dicesi di checchessia e per qual unque cagione. || semu o jamu ’nta li petri, le cose vanno per le cattive. || nun arristari petra supra petra, essere del tutto rovinato, Villani: che non vi rimase pietra sopra pietra. || fari pigghiari li petri a muzzicuna, [p. 721 modifica] far arrabbiare fieramente. || ’m petra, non pesto: in pietra. || Prov. cavari sucu d’una petra, fare cose impossibili: cavar sangue da una rapa. || petra chi nun pigghia lippu, ’n’è mai bona, ovvero la petra mossa nun pigghia mai lippu, si dice fig. di chi va sempre gironzando: sasso che rotola o pietra mossa non fa muschio. || piccula petra riversa un gran carru, alle volte piccole cause producono grandi effetti: piccola pietra gran carro riversa. || cu’ ad ogni petra voli truzzari, nun cci arristirannu causari, V. in abbajari quel prov. si ad ogni cani chi abbaja ecc. || petra tirata e palora ditta nun ponnu cchiù turnari ’n darreri: pietra tratta e parola detta non può tornar indietro. || essiri natu di la petra, esser poverissimo. || o chistu o petri, quando uno è costretto a fare checchessia: o questo o chiodi.

Petrafènnula. s. f. Dolce duro, fatto di cedro tritato, cotto nel miele, condito con aromi. || farisi petrafennula, fermarsi in un luogo o per ozio o per bisogno: appillottarsi. || essiri ’na petrafennula: esser mansueto come un agnello. || T. bot. Erba: enante. (D. B.).

Petrafennulicchia, Petrafennulidda. dim. di petrafennula.

Petraliari. (Pasq.). V. pitruliari.

Petrificari. V. pitrificari e seg.

Pèttini. s. m. Agnese da pettinare: pèttine. || Quello che usavano le donne portar dietro per tener le trecce: pettine. || Quello che serve alle tessitrici per calcar i fili del ripieno: pettine. || pettini di linnini, pettine a denti fitti per levar i lendini: lendinella. || – largu o lascu, quello co’ denti radi, che serve per iscatricchiar i capelli: pelline rado. || – strittu o finu, quello co’ denti più fitti: pettine fitto. || – d’arrizzari o di spartiri: dirizzatojo, arnese per dividere i capelli. || – di spirugghiari: strigatoio. || – longu: pettine lungo. E così chiamiamo anco il pettini largu: pettine rado, e anco lo strigatojo || La punta delle doghe delle botti. || T. zool. Sorta di pesce piccolo dal bell’occhio: pesce pettine. || T. torn. In pl. due distinti ferri per fare le viti: pettini (pl.).

Pettorali. add. Di o da petto: pettorale. || Di medicina che calma la irritazione polmonare: pettorale. || V. pitturali.

Pettu. s. m. La parte anteriore del corpo dal collo allo stomaco: petto. || Le poppe delle donne: petto. Onde aviri un picciriddu a lu pettu, allattarlo: aver un bambino al petto. || Coraggio: petto. || In pl. T. sart. Le parti d’avanti d’un abito, d’una camicia ecc., che si allacciano o si abbottonano sul petto: petto. || T. calz. La parte del suolo, escluso il calcagno: mezzo suolo, mezza piantella. || Parte triangolare di drappo impuntito che le donne portan in petto sotto il busto: petturina. || corpu di pettu, quel momentaneo tirar con impeto che fanno le bestie da tiro: tratta (Siciliano). || pigghiari di pettu, urtare: dar di petto. Mettersi con ogni sforzo e ardentemente a fare: prender a scesa, pigliarla di petto. || omu di pettu, costante, animoso, vigoroso: uomo di petto. || stari a pettu, star a fronte per combattere, o per regger al paragone: star a petto. Villani: per istar a petto al duca e ai Fiorentini cioè per combatter con loro. || a pettu, o ’mpettu, a paragone: a petto. || pettu a botta, petto in fuori, fig., altiero, tronfio: pettoruto. || a pettu a pettu, o di pettu a pettu, a fronte a fronte: a petto a petto. || a pettu d’oca, dicesi delle ringhiere di cui i bastoni siano curvi: inginocchiato. || pettu di brunzu, dicesi d’uomo forte, ardito, intraprendente. || dari lu pettu a li baddi, far le cose con tutto sforzo: far ogni potere. || battirisi lu pettu, fig., pentirsi: battersi il petto. || a pettu di cavaddu, posto avv., vale soverchiamente, impetuosamente. || aviri ô pettu, allattare un bambino: avere tener al petto un bambino. || mettiri li petti, alle scarpe: risolare.

Petturrussu. s. m. T. zool. Uccelletto che si pasce d’insetti, ha il collo e il petto rosso: pettirosso. Motacilla rubecula L.

Petulanti. add. Che ha petulanza. petulante.

Petulantimenti. avv. In modo petulante: petulantemente.

Petulanza. s. f. Arroganza: petulanza.

Peu. V. peggiu. || a peu a peu: al peggio al peggio.

Peucèdanu. s. m. T. bot. Pianta perenne, comune nei luoghi umidi, dalla radice si fa uscire un liquore giallo: peucedano, finocchio porcino. Peucedanum officinale L.

Pezza. s. f. Un poco di pannicello: pezza || Pezzo di panno o altro che serve per rappezzare panno, vestimento: toppa. || Ciascun di quei pezzi di tela che s’adoperano ai bisogni dei bambini, delle donne od altri usi: pezza. || La tela intera di qualunque materia: pezza. || Moneta pari a L. cinque circa: piastra, pezza. || Ciascun di quei pezzi di tela su cui si distende unguento, o che si mettono sotto le fila per poi fare la fasciatura: pezza. || Parte o pezzo: pezza. || Forma di cacio: piastrella. || Drappo, paramento: pezza. || T. agr. Occhio del germoglio: gemma. Onde innistari a pezza: innestar a gemma, ad occhio. || fig. Rimedio: impiastro. || mettiri ’na pezza: rattoppare. E fig., voler coprire qualche malfatto: palliare, coonestare. || – di la varva, quel pannolino su cui i barbieri puliscon il rasojo nel radere: barbino, barbetto. || Parte di terreno seminato a un modo, p. e. pezza di favi, di fravuli ecc.. piana, ajola, appezzamento. || Quell’involto a guisa di cuscinetto, con cui si prende il ferro da stirare: pugnetta, presa. || pezza vagnata, fig., persona delicata, lenta, morbido: piaccianteo, e vale anche dappoco: moccione. || mittiricci la pezza e l’unguentu, dicesi di chi fatica per altri in alcuna cosa e vi spende del suo: mettervi le pezze e l’unguento. || jiri a lu spitali pri pezzi, fig., chiedere da alcuno ciò che non può dare, essendone bisognoso esso stesso: voler cavar sangue dalla rapa. || cugghirisi li pezzi, V. in cogghiri. || mala pezza, o ironic. bedda pezza di mettiri a mantu si dice a persona malvagia: bel figuro. || fari di unu o d’una cosa pezza di pedi, strapazzarla, malmenarla: abburattarla, farne toppe da scarpe, farne alla palla. || nun aviri ’na peizza, esser poverissimo. || passari pri pezza di cantaru, o di pedi, essere beffato, non valere: essere stimato [p. 722 modifica]un frullo. || pezza ’n culu o cu’ ’na pezza davanti e ’n’autra darreri, seminudo, cencioso: rimbrencioloso. || fari pezzi caudi ed ogghiu, far le cose lì per lì. || lingua di pezza: bleso.

Pezzettu. V. pizzettu.

Pezzu. s. m. Parte di cosa spiccata dal tutto: pezzo. || Quantità di tempo o di luogo: pezzo. || Per travu V. || Una parte di opera, anco opera d’ingegno: pezzo. || T. mugn. pl. due pietre per macinare nel mulino: màcine. || Una piccola estensione di terreno staccata dal resto: appezzamento, pezzo. || La pietra, il metallo, il legno e qualunque materia su cui l’artigiano lavora per darle forma: pezzo. || T. pett. Ogni pezzo di materia da farne pettine: taglio, e se piano: lastra. || Il legname o tronco di albero che il segatore sega per ridurre in panconi, assi, correnti ecc.: toppo. || – di mmenzu, il pezzo del fondo della botte che è fra le due lunette: pezzo di mezzo. || – di musica, componimento musicale: pezzo di musica. || – accarruzzatu o grossu, di uomo autorevole: pezzo grosso. Ma si dice nel vero senso a un cantone di grossa mole. E ironic. poi vale, tristo quasi: bel mobile! || – d’artigghiaria, cannone montato: pezzo di artiglieria. || – di sceccu, di loccu, ecc. si dicono nel modo familiare: pezzo di asino ecc. || a du pezzi, chiamansi le imposte divise a due parti: a due bande. || pezzu di testa, traversa che è in cima ne’ battenti delle porte ecc.: spranga di sopra. || fari pezzi pezzi, divider in pezzi: far in pezzi. || cadiri pezzi pezzi, dicesi di un vestito o altro vecchio: essere rifinito, cascare giù a pezzi || essiri tuttu un pezzu, essere intero: esser tutto d’un pezzo. Si dice di persona intirizzita: esser tutto un pezzo. Detto d’un uomo buono: esser d’un pezzo; a un minchione: fatto e messo lì, o fatto coll’accetta. || pezzu di catapezzu, per celia, invece di dire, pezzo di sciocco. || essiri un pezzu di carni cull’occhi, persona goffa e da nulla: marmocchio. || essiri un pezzu di pani, buono, bravo: mansueto come un agnellino. || un pezzu e tanticchia o un pezzu e un pizzuddu, un buon poco, e si dice di tempo. || cci voli un pezzu o un pezzu e un pizzuddu, ci vuol molto: v’è che ire. || stari un pezzu, si usa alle volte per dire, fermarsi a pensare, pensarvi su. Villani scrisse: stette assai innanzi che si volesse deliberare ecc. || a pezzi, in pezzi: a pezzi. E a pezzi a pezzi, a maggiore efficacia: a pezzi a pezzi. || a pezzi e tadduna interrottamente, un po’ ora un poco poi: a pezzi e bocconi. || bellu pezzu d’omu, di picciotta ecc. di uomo ben formato, alto, bello: bel pezzo d’uomo, bel pezzo di ragazza. || pezzi, diconsi anco le diverse parti che forman una macchina: pezzi. || E le pedine o altro degli scacchi: pezzi.

Supplemento

[p. 1153 modifica]Pedilonghi. V. aceddu cavaleri.

Pennula. Anco il mazzo delle robe che si mandano a lavare o stirare.

Perciagazzìa. V. riiddu (In Castrogiovanni).

Perciarivetti. V. sperciagaja: lui grosso.

Perciasciara. s. f. Altra sorta di uccello: gallinella. [p. 1154 modifica]

Persicara. Anco per nucipersicu V.

Pertica. V. percia per bure.

Pettubbrù. s. m. T. zool. Sorta d’uccello: pettazzurro (Caglià).