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Page:Voltaire - Œuvres complètes Garnier tome36.djvu/456

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1830. — AGLI ACCADEMICI DELLA CRUSCA,
a firenze.
Parigi, 12 giugno.

Eccellentissimi signori, il favore che io ricevo dalla vostra somma benignità mi fa giudicare l’Eccellenze Vostre possono aggregare alla loro tanto pregiata Accademia i menomi discepoli, come gli antichi Romani concedevano alcune volte il titolo di Civis romanus ai meno cospicui forestieri, nei quali si era scoperta vera ammirazione, e sincera parzialità delle virtù romane. È gia un pezzo che non fù collocata in nissuno Francese la grazia della quale m’avete onorato, giacchè io reputo il signor duca di Nevers non meno Toscano[1] che Francese ; il Chapelain, il Ménage, e l’abbate Regnier-Desmarais, che riceverono anticamente il medesimo onore, erano molto più pratici di tutte le finezze della vostra bellissima lingua, e più versati di me nella vostra eloquenza, benchè non più appassionati d’essa. Ebbero eziandio il nobile ardire di scrivere versi italiani, e questi loro tentativi servirono a comprovare quanto poetica sia la favella toscana, e che bel soccorso ella somministra ad un virtuoso, poichè succederono in comporre versi italiani, ma non potettero mai riuscire nella nostra poesia. Erano fanciulli che non potevano camminare agevolmente senza la mano della loro madre ; e, davvero, la lingua toscana, questa figlia primogenita del latino, è la madre di tutte le buone arti, e specialmente della poesia ; o bevuto io troppo tardi le dolci acque del vostro bel sacro fonte ; non ho letto i vostri divini poeti, che dopo aver faticato le Muse galliche coi miei componimenti. AI fine mi sono rivolto ai vostri autori, e ne sono stato innamorato. Avete mostrato pietà della mia passione, e l’avete infiammata.

Mi pare che il mio gusto nel leggerli sia divenuto già più vivace, e più affinato dall’onore che l’Eccellenze Vostre m’hanno compartito ; mi sembra che io sia fatto maggiore di me ; e, se

    remettre. Votre Excellence y verra quels sont mes vifs sentiments de reconnaissance et de vénération. Plût à Dieu que je pusse remercier l’Académie de vive voix ; mais si la présence de ces éminents littérateurs était capable d’accroître en moi la gratitude et l’admiration, elle pourrait diminuer d’autre part l’estime dont ils m’ont daigné honorer. Je ne veux point cependant perdre l’espoir de révérer un jour mes maitres et bienfaiteurs, et de vous dire, monseigneur, combien je suis désireux de recevoir vos commandements. Je n’oserai pas me nommer votre collègue, mais je me proclamerai toujours, etc.

  1. Le duc de Nevers naquit à Rome, selon la Bibliographie universelle. (Cl.)