Page:Rousseau - Collection complète des œuvres t7.djvu/448

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Qui comincia il Tiranno a risdegnarsi ;
Pur le dimanda : Ov’hai l’immago ascosa ?
Non la nascosi, a lui risponde, io l’arsi ;
E l’arderla stimai laudabil cosa.
Cosi almen non potrà più violarsi
Per man di miscredenti ingiuriosa.
Signore, o chiedi il furto, o’l ladro chiedi ;
Quel non vedrai in eterno, e questo il vedi.


Benchè né furto è il mio, ne ladra io sono ;
Giusto è ritor ciò ch’a gran torto è torto.
Or questo udendo, in minaccevol suono
Freme il Tiranno ; e’l fren dell’ira è sciolto.
Non speri più di ritrovar perdono
Cor pudico, alta mente, o nobil volto :
F indarno Amor contra lo sdegno crudo
Di sua vara bellezza a lei sa scudo.


Presa è la bella donna, e incrudelito
Il Re la danna entro un incendio a morte.
Già ’l velo, e ’l casto manto è a lei rapito ;
Stringon le molli braccia aspre ritorte.
Ella si tace ; e in lei non sbigottito,
Ma pur commosso alquanto è il petto forte ;
E smarrisce il bel volto in un colore,
Che non è pallidezza, ma candore,