sanguinoso assedio dai musulmani, e vi perirono molti d' ambo le parti, e molti cristiani che erano venuti dalle montagne in ajuto dei Franchi furono uccisi.
E dice lo storico Eben-Ajub, il quale era testimonio oculare così: "I musulmani coi loro cavalli passarono il mare a vuoto fino all'Isola detta S. Tomaso, ed era conosciuta sotto il nome dell'Isola delle Palme, e là amazzarono molti uomini e donne rifugiati colà, e presero varii prigionieri, ed il sultano diede ordine, e bruciò, e distrusse a terra tutte le tre città di Tripoli, e fabbricò la nuova città nella valle delle chiese detta Wadi-Elkenaies ###, distante un miglio dall'antica città di Tripoli, e le chiese dei cristiani furono convertite in moschee, ed i collegii rimasero collegii per l'istruzione dei giovani Turchi259 fino a questo di, ed i beni stabili delle chiese furono assegnati per le moschee, e per i collegii; ed i Franchi rimasero posses sori del governo di Tripoli 178 anni.
E di là passarono gl'eserciti musulmani per la montagna del Libano e per il Kesrevano, e rovinarono, ed hanno brucciato tutto il pæse, ed amazzarono i Franchi che erano rifugiti quivi coi cristiani della montagna per avere ajutato i Franchi., Fino qui descrive il detto storico turco.
Questa città poi era la sede d'un vescovo nestoriano dopo le guerre dei crociati, e si trovava un gran collegio per i loro studii, ed il celebre scrittore syro detto Bar Ebreo gælinil, il quale fu fatto mafriano dell'Oriente, fece i suoi studii in questa città, e vi si conserva una piccola antica chiesa dei Siri, la quale ora è in possessione dei Maroniti, e vi si trova un altare dedicato a S. Bahaman, come osserva il mio parente, il Monsignor Giuseppe Assemani,nella sua famosa Biblioteca orientale stampata a Roma in quattro volumi in foglio.
Ma al presente questa città è la sede d'un vescovo maronita chiamato Monsignor Paolo Musa, e di un vescovo greco non unito chiamato il Monsignor Sofronio, nativo della città di Damasco, ed ultimamente fu fatto a questa città un vescovo greco unito detto il Monsignor lutungi, nativo d'Aleppo, il quale non potè rimanere quivi non avendo una nazione numerosa.
S'osservano varie antichità in questa città, le quali però col decorso dei tempi hanno mutato d'aspetto, ed i Turchi hanno levato tutti i bassi rilievi, e le iscrizioni, e l'arme dei principi cristiani, ponendovi invece delle iscrizioni arabe, ed in poco tempo mutarono faccia a tutte le grandi fabbriche, le quali al presente si possono conoscere dal gusto dell'architettura per allora non conosciuta dai musulmani. E vi si trova sopra un bagnio un arma dell'antico ordine dei Benedittini, ciœ un cervo con due piccoli cervi, che prendono latte, e sulla fronte di questa grande fabbrica che era la chiesa vi si legge oggi ancora queste lettere latine S. Jacobus.
In quanto poi alle famiglie turche, quivi non si trova veruna famiglia antica, ma solamente si conserva una famiglia ora maronita conosciuta sotto il nome della famiglia