{{lang|it|Ma pure, bramo d’esserci anch’io. M’annoia di non poter lavorare la chiesa, la mensa, la spasseggiata pigliano tutto’l tempo ; gli stranieri m’impediscono di trovar un instante per ciarlare col zio mio[1], a bell’agio. Ho dotto già qualche cosa, ti dirò il tutto. Mi sprona il desio d’aver cura della tua sanità : non sarò contenta che rivedendoti. Anderò mercoledi per la carrozza che si troverà al luogo, alle cinque e mezzo ore. Ti scrivo nel mio letto, questa mattina del martedi : non ho ben dormito ; è di buon’ora ; vengo d’aprire le bandinelle della finestra, veggo il cielo ch’è bello, sereno a far piacer, ma il sol non è encora sull’orizzonte. Solamente l’aurora rosseggia il firmamento, o, per dire come il Tasso, « ella s’infiorisce la testa di rose colte nel paradiso ».
Il bello signor militare è partito d’ieri sera, ma è venuto un’altro, più amabile ; testaccia pure, benchè non sia giovine e ch’abbia veduto il mondo. Ha dello spirito, è assai distinto. Lo conosceva già un poco ; avevamo parlato insieme gran tempo.
Addio, t’aspettero all’uscita della carrozza ; dici per me mille cose al tuo compagnone ; ti bacio teneramente, e sono, mio padrone riverito, vostra umilissima, etc.
[À ROLAND, À LYON[2].]
Puisqu’il vous est permis, Monsieur, de venir nous voir demain, je ne vous dirai rien de ce qui se passe ici. Vous auriez bien voulu peut-être que je vous parlasse de notre joli voyage, fait par un beau temps, sur un chemin admirable qui nous a conduits au but désiré à six heures du soir que nous y arrivâmes. Vous croyiez encore que je vous expri-