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la vie de Michel-Ange

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Nel luo morire el mio morire imparo,
Padre mie caro
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Non è, com’ alcun crede, morte il peggio
A chi l’ultimo di trasciende al primo
Per gratia ecterno appresso al divin seggio ;
Dove, Die gratia, ti prossummo e stimo
E spero di veder, se ’l freddo core
Mie ragion traggie dal terrestre limo.
E se tra ’l padre e ’l figlio octimo amore
Crescie nel ciel, cresciendo ogni virtute.

(Poésies, LVIII)


X

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Oilme, Oilme, ch’ i’ son tradito
Da giorni mie fugaci e dallo spechio,
Che ’l ver dice a ciascun, che fiso ’l guarda !
Cosi n’avien, chi troppo al fin ritarda,
Com’ o fact’ io, che ’l tempo m’ è fuggito,
Si trova come me ’n un giorno vechio.
Ne mi posso pentir ne m’apparechio
Ne mi consiglio con la morte appresso.
Nemico di me stesso,
Inutilmente i pianti e sospir verso,
Che non è danno pari al tempo perso.
Oilme, oilme, pur reiterando
Vo ’l mio passato tempo e non ritruovo
In tucto un giorno che sie stato mio !
Le fallaci speranze e ’l van desio,
Piangendo, amando, ardendo e sospirando —
Ch’ affetto alcun mortal non mi è piu nuovo —
M’ anno tenuto, ond’ il conosco e pruovo :
Lontan certo dal vero,
Or com periglio pero ;
Che ’l breve tempo m’è venuto manco,

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